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Stranger Things, ecco perché in molti stanno boicottando la serie TV

Tutto quello da sapere sulle proteste social che minacciano il debutto di Stranger Things 5.

I riflettori sono sempre più puntati sull’amatissima Stranger Things, la serie tv Netflix che sta scalando tutte le classifiche. I meriti di Stranger Things sono tanti: ha trasformato Netflix da semplice distributore a produttore culturale di riferimento, ha riportato in auge l’estetica anni ’80 e ha lanciato le carriere di attori giovanissimi diventati star planetarie.

Non è però tutto oro quello che luccica: al debutto della quinta stagione aumentano esponenzialmente le proteste social volte a boicottare la serie tv del momento. La controversia che si è accesa sui social network potrebbe potenzialmente minacciare di mettere in ombra l’evento televisivo dell’anno. I promotori del movimento paragonano l’iniziativa ai recenti boicottaggi contro grandi marchi, ricordando che i numeri degli spettatori rappresentano la vera leva economica delle piattaforme di streaming.

Scopriamo nel dettaglio cosa è successo e quali sono i motivi della crescente ondata di indignazione che sta attraversando i social network.

Stranger Things e il caso Noah Schnapp

Il fulcro della tempesta mediatica gravita intorno all’attore Noah Schnapp (che interpreta Will Byers fin dalla prima stagione della serie dei fratelli Duffer). Una vera e propria campagna di boicottaggio sta prendendo piede online pur rimanendo confinata a porzioni specifiche dei social network.

Il boicottaggio contro Stranger Things è dovuto a delle dichiarazioni di alcuni attori (primo fra tutti Noah Schnapp) su questioni politiche, come ad esempio il conflitto tra Israele e Palestina e presunte accuse di molestie rivolte a un altro membro del cast. Le affermazioni circolano principalmente su piattaforme social e al momento non risultano verificate da fonti indipendenti.

Il caso Noah Schnapp accende le polemiche: l’attore è accusato di aver espresso posizioni considerate insensibili riguardo al conflitto a Gaza. La polemica è esplosa con una serie di post su X che accusano Schnapp di aver scherzato insieme ad amici con adesivi recanti la scritta “Il sionismo è sexy“ e “Hamas è Isis“. In molti hanno giudicato le immagini come irrispettose alla luce del crescente numero di vittime a Gaza ed hanno innescato un’ondata di critiche.

Il web e le posizioni degli attivisti

La protesta continua ad ampliarsi su X e TikTok. Si sta alimentando un intenso dibattito sul comportamento delle piattaforme di streaming e sul trattamento riservato agli attori che prendono posizione sul tema palestinese.

Numerosi post sui social definiscono Schnapp “sostenitore del genocidio” e “sionista”, trasformando queste accuse nei principali slogan del movimento di boicottaggio. Tra i contenuti più condivisi figura un’immagine che recita: “Prima di decidere di guardare questo, ricorda che Noah Schnapp è un sionista e un sostenitore del genocidio“, mentre un altro messaggio invita semplicemente: “Non guardare la nuova stagione“. Un post in particolare ha messo in guardia: “I boicottaggi funzionano“. L’obiettivo è quello di inviare un messaggio diretto a Netflix attraverso un calo degli ascolti.

È bene ricordare che le proteste non sono recenti: già con l’inizio delle riprese di Stranger Things 5 (nel 2024) gli attivisti avevano preso posizione. Ciononostante, Netflix avrebbe deciso di mantenere l’attore nel cast scatenando l’ira di una parte del pubblico.

La sovrapposizione temporale della controversia con la messa in onda della quinta stagione ha amplificato il dibattito. La fanbase è divisa tra chi sostiene la campagna e chi la considera una distrazione dall’evento culturale che molti aspettavano da oltre 3 anni.

Gli attivisti denunciano una disparità di trattamento rispetto ad altri attori che hanno espresso posizioni pro-palestinesi. Il caso più citato è quello di Melissa Barrera, rimossa dal cast di Scream dopo aver definito la situazione a Gaza “genocidio” e “pulizia etnica”. Si ricorda anche Susan Sarandon, che ha affrontato conseguenze professionali a seguito di dichiarazioni rilasciate durante una manifestazione pro-Palestina.

Per sintetizzare il malcontento un post andato virale afferma: “Mentre Susan Sarandon e Melissa Barrera sono state licenziate, a Noah Schnapp è stato permesso di mantenere il suo lavoro nonostante i suoi commenti disgustosi. Benvenuti a Hollywood!“.

Ecco le parole di Noah Schnapp sulla controversia

Sin dall’inizio della polemica, nel 2024, Schnapp ha pubblicato una dichiarazione video per rispondere alle critiche. L’attore ha affermato che i suoi pensieri e le sue convinzioni sono stati finora fraintesi, esprimendo il desiderio di pace e spiegando: “Voglio solo pace e sicurezza per tutte le persone innocenti colpite da questo conflitto“. Ha inoltre dichiarato di aver parlato con amici di origine palestinese, ribadendo: “Sono contrario a qualsiasi uccisione di persone innocenti“.

Noah Schnapp non è l’unico attore di Stranger Things a essere stato preso di mira. Fra le persone colpite dall’odio online vi sono anche Brett Gelman, e Cara Buono, nonché gli stessi Duffer e Shawn Levy.

È fondamentale evidenziare che la controversia legata a Noah Schnapp solleva interrogativi più ampi sul rapporto tra opere d’arte e posizioni personali degli interpreti. Bisogna chiedersi fino a che punto le dichiarazioni e i comportamenti del singolo possono influenzare la fruizione di un prodotto collettivo che coinvolge moltissimi professionisti.

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