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L’ultima volta che siamo stati bambini: storia vera e spiegazione finale del film con regista Claudio Bisio da non perdere su Netflix

Film sulla Shoah visto dagli occhi dei bambini. Tra amicizia e guerra, un viaggio emozionante nella Roma del 1943: ora su Netflix.

Se sei alla ricerca di un film italiano intenso, emozionante e ricco di significato tra le novità su Netflix, L’ultima volta che siamo stati bambini è il titolo da inserire subito nella tua watchlist. Diretto da Claudio Bisio, al suo esordio alla regia cinematografica, il film racconta una storia profonda e delicata ambientata nella Roma del 1943, durante i tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale.

L’ultima volta che siamo stati bambini: la trama

Tratto dal romanzo omonimo di Fabio Bartolomei, il film “L’ultima volta che siamo stati bambini” ci porta nel cuore della Capitale durante l’estate del 1943. In un’epoca segnata dalla Shoah, dai bombardamenti e dalla paura, quattro bambini vivono la loro ultima stagione di spensieratezza. Il cast di piccoli attori è composto da Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini e Alessio Di Domenicantonio, giovani interpreti che regalano al pubblico personaggi indimenticabili.

I protagonisti sono:

  • Italo, figlio di un gerarca fascista;
  • Cosimo, il cui padre dissidente è stato mandato al confino;
  • Vanda, un’orfana cresciuta in convento;
  • Riccardo, bambino ebreo vittima delle deportazioni.

Uniti da un sincero legame di amicizia e da un “patto di sputo”, i quattro vivono le loro giornate tra sogni, giochi e promesse. Ma la deportazione improvvisa di Riccardo rompe l’equilibrio e dà il via a un viaggio disperato: i tre amici decidono di seguirlo, convinti di poterlo salvare, inseguendo il treno che lo ha portato via.

Un film sulla Shoah visto con gli occhi dei bambini

L’ultima volta che siamo stati bambini è un film sulla Shoah che colpisce per il suo punto di vista inedito: quello dei più piccoli. Attraverso i loro occhi, lo spettatore vive il contrasto tra l’innocenza dell’infanzia e l’orrore della guerra. La regia di Claudio Bisio, pur essendo al debutto, si dimostra attenta, delicata e potente. Inizialmente intenzionato solo a produrre il film, Bisio ha poi scelto di dirigerlo in prima persona, conquistato dalla forza della storia.

Accanto ai piccoli protagonisti spiccano anche due figure adulte fondamentali: Vittorio, fratello maggiore di Italo, interpretato da Federico Cesari, e suor Agnese, una religiosa dolce ma determinata, portata sullo schermo da Marianna Fontana. Entrambi si ritrovano coinvolti loro malgrado in questa avventura straordinaria, in bilico tra incoscienza e coraggio.

Un viaggio tra poesia, realtà e memoria

Uno degli elementi più apprezzati del film è sicuramente la fotografia di Italo Petriccione, capace di restituire una Roma rarefatta, tra luce e ombra, tra il realismo delle strade e la poesia della memoria. Ogni inquadratura riflette la malinconia di un’epoca perduta, in cui i sogni dei bambini vengono infranti troppo presto.

Il film non mostra direttamente le scene di guerra o violenza, ma riesce a trasmettere il dolore e l’oppressione di quei giorni attraverso i silenzi, gli sguardi e i piccoli gesti dei personaggi. Una scelta registica che rende la narrazione ancora più potente e coinvolgente.

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