“La ragazza del mare” è il biopic Disney+ dedicato a Gertrude “Trudy” Ederle, interpretata da Daisy Ridley. Diretto da Joachim Rønning e scritto da Jeff Nathanson, il film racconta la vita della nuotatrice americana che, negli anni ’20, cambiò la storia dello sport femminile attraversando a nuoto la Manica, un’impresa che fino ad allora era stata tentata solo da uomini.
Il film celebra coraggio, determinazione e resilienza, raccontando come una giovane donna abbia sfidato le convenzioni sociali dell’epoca.
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Gli inizi e la passione per il nuoto
Trudy Ederle nasce a Manhattan il 23 ottobre 1905, figlia di genitori tedeschi immigrati. Fin da bambina mostra una grande predisposizione per il nuoto, entrando a soli 12 anni nella Women’s Swimming Association. Qui impara lo stile crawl all’americana e inizia a distinguersi per tecnica e velocità.
Nel 1917 Trudy stabilisce il suo primo record mondiale negli 880 metri stile libero, diventando la più giovane detentrice di un record mondiale nel nuoto. Negli anni successivi infrange altri otto record mondiali e accumula ben 29 record tra nazionali e internazionali.
Le Olimpiadi di Parigi e la consacrazione
Il 1924 è un anno decisivo: Trudy partecipa alle Olimpiadi di Parigi, dove contribuisce alla vittoria della medaglia d’oro nella staffetta 4×100 metri stile libero femminile, stabilendo un nuovo record mondiale. Nei 100 e 400 metri stile libero individuali ottiene il bronzo, confermando il suo talento e il suo impegno nello sport, in un periodo in cui le donne erano ancora poco valorizzate nel mondo agonistico.
La sfida del Canale della Manica
Determinata a superare i limiti e a lasciare il segno nella storia, Trudy si prepara alla traversata del Canale della Manica. Dopo un primo tentativo fallito nel 1925, sostenuto da allenatori come Bill Burgess, il 6 agosto 1926 parte da Cape Gris-Nez e arriva a Kingsdown, nel Kent, in 14 ore e 34 minuti. Non solo completa l’impresa, ma lo fa battendo il record maschile precedente di quasi due ore, entrando così nella leggenda dello sport.
La vita dopo il nuoto
A causa di problemi di udito, Trudy Ederle non poté più gareggiare negli anni successivi. Tuttavia, la sua passione per il nuoto la spinse a dedicarsi all’insegnamento, aiutando bambini sordi a imparare a nuotare. Non si sposò mai e continuò a influenzare generazioni di atleti fino alla sua morte, avvenuta nel 2003 a 98 anni.
La sua eredità sportiva e sociale è riconosciuta in numerosi premi e onorificenze, tra cui l’International Swimming Hall of Fame e la National Women’s Hall of Fame.








