BigMama, al secolo Marianna Mammone, è oggi una delle voci più potenti e riconoscibili della scena musicale italiana. Ma dietro la sua energia travolgente e la forza delle sue parole c’è una storia di coraggio e dolore, che l’ha segnata profondamente e che oggi sceglie di raccontare con sincerità, soprattutto per sostenere chi si trova ad affrontare la stessa difficile esperienza: quella della malattia.
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L’inizio del sogno e l’arrivo della diagnosi
Marianna è originaria di San Michele di Serino, un piccolo comune in provincia di Avellino. A soli 18 anni si trasferisce a Milano per studiare Urbanistica al Politecnico, ma presto capisce che la sua vera vocazione è la musica. Inizia a scrivere, cantare, sperimentare, e proprio quando sembra che tutto stia cominciando a prendere forma, arriva un fulmine a ciel sereno: la diagnosi di un linfoma di Hodgkin, una forma di tumore del sistema linfatico.
Quella notizia, ricevuta in un momento di grandi aspettative e cambiamenti, la costringe a mettere in pausa i sogni e a tornare a casa, dove ad accoglierla c’è l’abbraccio protettivo della sua famiglia. «Mi fa stare malissimo solo pensare alla sofferenza che devono aver provato i miei genitori», ha raccontato in un’intervista a Verissimo.
La terapia e la lotta quotidiana
La battaglia di BigMama contro il linfoma è durata diversi mesi e ha richiesto 12 cicli di chemioterapia. Un percorso estenuante, fatto di dolore, paura, incertezze. Eppure, nonostante tutto, la giovane artista non ha mai perso la voglia di lottare. «Non ho avuto paura di morire nemmeno per mezzo secondo – ha detto – dovevo guarire per fare musica, e questo mi ha aiutato tantissimo».
In quel periodo, la musica non è mai stata messa da parte. Al contrario, è diventata un’ancora di salvezza, un mezzo per esprimere emozioni difficili da comunicare a parole. Proprio durante la malattia, BigMama scrive “Veleno”, una canzone potente e viscerale che nasce da quel dolore trasformato in arte.
Il ritorno alla vita e la testimonianza
Oggi BigMama sta bene. La malattia è alle spalle, anche se continua a sottoporsi a controlli regolari. E ha scelto di raccontare questa parte della sua vita nel libro “Cento occhi”, pubblicato da Rizzoli, un’autobiografia intensa e sincera in cui condivide senza filtri il suo vissuto, le sue paure, le sue rinascite.
Il suo messaggio è chiaro: la malattia non è una vergogna, non è un tabù. Può diventare un’occasione per riscoprire sé stessi, per apprezzare davvero ciò che conta, per dare nuovo valore alle relazioni e ai sogni. In occasione della Giornata mondiale contro il cancro, il 4 febbraio, BigMama ha condiviso alcune stories sul suo profilo Instagram, rivolgendosi direttamente a chi sta affrontando una battaglia simile. «Tutto il mio amore va alle persone che hanno vissuto o stanno vivendo questo periodo tanto, tanto forte», ha scritto, accompagnando le parole con immagini simboliche: l’abbraccio con il medico, una foto al microfono, una dal letto d’ospedale.
Un’artista che parla con il cuore
BigMama non è solo una rapper, una cantante, una performer. È una voce autentica che parla a una generazione intera di giovani con parole nuove, che non hanno paura di toccare argomenti difficili. Con la sua musica e la sua storia personale, sta contribuendo a cambiare la narrativa sulla malattia e sulla guarigione, dimostrando che non bisogna vergognarsi di essere vulnerabili, ma che proprio da lì può nascere la più grande forma di potenza.
Oggi, a 24 anni, BigMama è molto più che un’artista emergente: è un simbolo di rinascita, una portavoce di chi non ha voce, una ragazza che ha scelto di raccontarsi per aiutare gli altri a non sentirsi soli. E il suo cammino, proprio come la sua musica, è solo all’inizio.