La giornalista, scrittrice e reporter di guerra Francesca Mannocchi gira l’Italia con lo spettacolo “Crescere, la guerra”, basato sull’analisi del dolore di chi ha vissuto i conflitti. Questo spettacolo è una collaborazione con il musicista Rodrigo D’Erasmo.
In un’intervista per Il Corriere della Sera ha parlato apertamente della sua malattia e come la sua vita sia completamente cambiata in seguito alla diagnosi della sclerosi multipla. Scopriamo di più sulla carriera, la vita privata e le condizioni di salute di Francesca Mannocchi.
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Chi è Francesca Mannocchi
Francesca Mannocchi è nata il 1 ottobre 1981 a Roma ed è una giornalista e scrittrice italiana. Dopo aver conseguito la laurea, inizia a lavorare in una redazione giornalistica ma matura ben presto la sua volontà di essere indipendente. Decide perciò di diventare una giornalista freelance, collaborando con molte testate importanti.
Collabora infatti da anni con testate nazionali (La Stampa, L’Espresso), internazionali (The Guardian, Al Jazeera, Stern, The Week) e con diversi canali televisivi (La7, Skytg24, Rai 3). Il focus del suo lavoro è il racconto delle storie di conflitti e guerre civili: ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto, Yemen, Afghanistan, Ucraina, Somalia, Kenya, Sud Sudan, Bangladesh.
Nel 2018 è uscito il documentario girato assieme al fotografo e all’ex compagno Alessio Romenzi intitolato ISIS Tomorrow, trasmesso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Nel 2019, per Laterza pubblica il libro Porti ciascuno la sua colpa. Cronache dalle guerre dei nostri tempi. Con Einaudi ha invece pubblicato due libri. Il primo nel 2019 intitolato Io Khaled vendo uomini e sono innocente e uno nel 2021 intitolato Bianco è il colore del danno, dove parla della sua malattia.
Nel 2025 porta a teatro lo spettacolo Crescere, la guerra: un progetto che intreccia voci e testimonianze vere, raccolte da diverse guerre del passato e del presente. Questo viaggio teatrale, realizzato insieme al musicista Rodrigo d’Erasmo, mette in luce il punto cieco della nostra umanità ovvero l’indifferenza.
In seguito alla collaborazione al documentario ISIS Tomorrow, Francesca Mannocchi ha iniziato una relazione con Alessio Romenzi, uno dei fotografi di guerra più stimati a livello mondiale. I due ormai si sono lasciati ma hanno avuto una relazione per diversi anni, impegnandosi nell’educazione del figlio di Francesca, Pietro, nato nel 2016.
La malattia
Nell’intervista al Corriere della Sera uscita il 18 novembre 2025, Francesca Mannocchi ha parlato apertamente della sua malattia raccontando i dettagli di quando iniziò a sentire i primi sintomi com’è cambiata la vita in seguito alla diagnosi.
Ha rivelato che improvvisamente “Una mattina mi svegliai che non sentivo metà del mio corpo”. Decise perciò di fare una risonanza magnetica, perché insieme al fotoreporter Alessio Romenzi, suo ex compagno, “saremmo dovuti partire per l’Iraq per seguire la guerra a Mosul”.
Doveva attendere una settimana per il risultato, ma decise lo stesso di chiedere se dietro quella strana sensazione ci fosse qualcosa di grave. Il dottore “mi freddò senza neanche prepararmi un minimo alla diagnosi. Mi gelò con una domanda “Dove vuole andare nel suo stato?”.
Da quel momento chiaramente tutta la sua vita è profondamente cambiata: “Di quel giorno mi è rimasto soprattutto il colore del linoleum della clinica privata e la glacialità del neurologo, che dopo essersi fatto pagare profumatamente una risonanza magnetica d’urgenza mi freddò senza neanche prepararmi un minimo alla diagnosi”.
Passato un po’ di tempo, Francesca Mannocchi ha però fatto pace con la presenza della malattia nella sua vita. “Questa è diventata un nuovo strumento per guardare e raccontare le cose del mondo con linguaggi diversi”: oggi si dedica al teatro per arrivare a un pubblico diverso, dato che il reportage televisivo non le basta più. Da fine novembre racconterà la guerra in giro per i teatri italiani, accompagnata dal violino di Rodrigo D’Erasmo, con lo spettacolo Crescere, la guerra.
“La mia malattia e la guerra sono simili”, ha continuato, perché la condizione di una persona malata e quella di una che vive in territori in guerra, “amplifica al massimo il bene e il male, se stai bene sei felicissimo, se stai male, sei tristissimo”.









