Il 9 ottobre 2025 arriva nelle sale italiane Tre ciotole, il nuovo film diretto da Isabel Coixet con Alba Rohrwacher ed Elio Germano. Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival, il film è ispirato all’omonimo libro di Michela Murgia, pubblicato pochi mesi prima della scomparsa della scrittrice. L’adattamento cinematografico non è una semplice trasposizione, ma una reinterpretazione intima e visiva di una delle opere più significative dell’autrice, capace di trasformare il dolore in racconto e il corpo in linguaggio narrativo.
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La trama di Tre ciotole al cinema
La storia si concentra su Marta (Alba Rohrwacher) e Antonio (Elio Germano), una coppia che si separa dopo un litigio solo in apparenza banale. Marta si ritrova a fare i conti con una perdita profonda che non riguarda soltanto l’amore: il suo corpo smette di nutrirsi, trasformando l’assenza di appetito in un segnale più grave e doloroso.
Antonio, chef promettente, prova a rifugiarsi nel lavoro, ma resta ancorato al legame che li univa. Intorno a loro si intrecciano figure secondarie – amici, medici, pazienti, nutrizionisti – che contribuiscono a disegnare un quadro emotivo complesso, dove il cibo, la musica e il desiderio diventano metafore di ciò che resta e di ciò che si trasforma dopo una crisi.
Dal libro al film: cosa cambia
Il romanzo di Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, raccoglie dodici racconti che parlano di malattia, separazione, perdita e rinascita. Non è un testamento letterario, ma una mappa di fragilità e resistenza.
Il film, invece, prende spunto da uno di questi racconti e lo espande in una narrazione unitaria, concentrata sulla vicenda di Marta. Mentre il libro abbraccia più prospettive e più storie, il film focalizza l’attenzione su un unico percorso, facendo del corpo e della sua fragilità il fulcro di un racconto cinematografico che mescola introspezione e sensibilità visiva.
Perché il titolo “Tre ciotole”
Le tre ciotole rappresentano un rito quotidiano di cura e resistenza: piccoli gesti legati al nutrimento che diventano simbolo di resilienza e capacità di ascolto. Isabel Coixet ha dichiarato che il film è un “paesaggio interiore”, un modo per raccontare una donna che affronta contemporaneamente una separazione e la malattia, senza mai cercare compromessi ma accettando la trasformazione come possibilità di rinascita.
Un omaggio a Michela Murgia
Tre ciotole non è soltanto un film drammatico, ma anche un atto di fedeltà al pensiero di Michela Murgia. La scrittrice, con la sua ultima opera, ha mostrato come parlare di dolore non significhi cedere al vittimismo, ma riconoscere la vulnerabilità come forma di forza. Portare questa visione sul grande schermo significa trasformare la sua voce in immagini, amplificando un messaggio che parla di fragilità, desiderio e possibilità di guarigione.








